Il Personaggio
Come deve’essere il tuo personaggio?
Come lo devi descrivere?
Cosa deve fare?
Sembrano tre domande banali, ma solo rispondendo a tutte e tre puoi creare un personaggio indimenticabile!
Ci sono tre regole che devi seguire quando costruisci il tuo personaggio:
- Niente stereotipi.
- Rendi chiunque, anche il più meschino dei cattivi, empatico.
- Non lasciare il tuo personaggio fermo e stagnante; fallo evolvere durante la storia.
Lo Sviluppo
Fai sempre crescere il tuo personaggio.
Il pubblico evolve insieme al personaggio che sta guardando, ma se questo non evolve allora gli unici a subire dei cambiamenti saranno gli spettatori: passeranno da interessati ad annoiati.
I personaggi che dal primo minuto in cui appaiono nel film raccontano tutto quello che c’è da sapere su di loro sono troppo simili alle persone vere che incontri al bar.
Devi lasciare un po’ di curiosità al pubblico, devi fare in modo che scoprano il tuo personaggio poco a poco.
I personaggi più memorabili sono quelli che cominciano in un punto e finiscono in un altro.
Il signor Kramer di Kramer Contro Kramer all’inizio è un omino timido, chiuso ed introverso. Alla fine lo vediamo connesso con gli altri, curioso, vivo ed espansivo.
Ma i personaggi cambiano per forza?
Beh, quasi sempre, ma ci sono delle eccezioni. Se decidi che il tuo personaggio rimane uguale dall’inizio alla fine allora nella tua storia devi spiegare che cosa ha sperimentato di così shoccante tanto da fargli decidere che è meglio per lui rimanere così com’è.
Ad esempio, un comandante dell’Impero Cinese del 1100 D.C. all’inizio è cattivo, sanguinario e severo. Durante il film ha la possibilità di provare amore e pietà, ma viene tradito, quindi rimane incattivito e feroce. Non è cambiato rispetto all’inizio, ma si è rafforzato.
O il tuo personaggio cambia, oppure rafforza la sua natura.
Compassione
Niente rende un personaggio interessante ed accattivante quanto una bella dose di compassione.
Il pubblico tollera che il personaggio si trovi in situazioni che loro non vivrebbero mai nella vita reale, fintanto che il personaggio reagisce nel film come loro reagirebbero nelle stesse circostanze.
Questa è la compassione giusta, il giusto legame tra chi guarda e il tuo personaggio.
Perché un impiegato di banca, al quale rapiscono la figlia e che diventa improvvisamente spietato e vendicativo ci piace tanto? Non è perché è il buono della storia, ma è soprattutto perché…noi al suo posto vorremmo fare lo stesso! Saremmo arrabbiati e vorremmo vendicarci.
Pensa ad un super cattivo che ha capito di aver perso, sta arrivando la sua ora. È in trappola, e aspetta gli ultimi minuti prima di venire catturato, anzi più probabilmente ucciso. Si siede sulla poltrona che era di suo padre, prende dal cassetto un vecchio sigaro (anche quello era di suo padre) e lo annusa. Una lacrima scende dall’angolo dell’occhio, non perché ha paura o è arrabbiato per aver perso, ma perché tutte le malvagità che ha commesso le ha fatte per cercare l’approvazione del genitore, scomparso già da anni. All’improvviso entrano i buoni e lui, ancora sulla poltrona, chiude gli occhi e sussurra: “Arrivo papà. Spero che da lassù tu sia stato fiero di me. Ho fatto tutto quello che era in mio potere”. Poi parte una sparatoria e muore.
Anche se si trattava di un super cattivo non ti è dispiaciuto un pochino per lui? Se sì, è perché ha toccato il tuo lato umano, sensibile, che tutti quanti abbiamo e che ricerchiamo inconsciamente in tutti i personaggi di tutti i film che vediamo (anche dei libri, ma è un altro discorso).
Un altro esempio lo possiamo trovare in Edipo Re (sì, torno a parlare di tragedie Greche, mi spiace). Edipo va a letto con sua madre, e questo fatto preso da solo ci farebbe accapponare la pelle, e renderebbe l’episodio un cupo sketch scabroso. Sofocle invece l’ha reso empatico aggiungendo il piccolo dettaglio “Edipo non sapeva che quella fosse sua madre”. Alla luce di ciò noi non possiamo essere arrabbiati con Edipo, anzi ci dispiace per lui, viviamo con trasporto la sua sofferenza quando viene a sapere del misfatto. Perché è umano. Perché noi siamo umani. Proviamo compassione per lui nonostante nella storia avesse fatto azioni orribili e spregevoli.
Tratta i tuoi personaggi con umanità.
Stereotipi
Ci sono due motivi per evitare di usare stereotipi:
- I bravi professionisti non li usano, quindi se vuoi essere trattato da professionista devi evitarli anche tu.
- Sono noiosi.
Se in un film si presentasse un personaggio così stereotipato che hai già capito tutto di lui nei primi tre minuti di scena, è chiaro che non ti rimarrà impresso nella memoria nei giorni dopo. È un personaggio di poco valore. Tu invece vuoi creare personaggi memorabili, di cui si parli per mesi e mesi dopo la visione al cinema.
E allora come si crea un personaggio di valore?
Per prima cosa…pensa allo stereotipo più adatto per lui…e poi non usarlo! Anzi usa proprio il contrario.
Nel film Fargo dei fratelli Coen (non a caso vincitore del premio oscar come miglior sceneggiatura originale nel 1996) c’è uno capo della polizia locale. Ora chiudi un attimo gli occhi e prova a immaginarti questo poliziotto. Ricorda che è il capo, dirigerà le indagini, quindi evidentemente ha un qualcosa in più rispetto agli altri poliziotti. Fatto? Bene. Suppongo ti sia immaginato un personaggio piuttosto stereotipato no?
Adesso ti dico com’è in realtà quel personaggio: si chiama Marge, è una donna ed è al settimo mese di gravidanza.
Onestamente mi è difficile pensare ad un personaggio più lontano dallo stereotipo del capo della polizia di così.
Marge è un personaggio nuovo, non si è mai visto prima nulla del genere, è un personaggio memorabile e che cattura l’attenzione.
Trova lo stereotipo più adatto al tuo personaggio, e capovolgilo.
Descrizioni
Chi decide come descrivere i personaggi? Il regista o lo sceneggiatore?
La risposta è: lo sceneggiatore. Il regista può soltanto ricreare quello che è indicato nella sceneggiatura.
Pertanto il momento migliore per descrivere un personaggio è: non appena appare nella sceneggiatura.
Le descrizioni, più di ogni altro elemento di un testo, devono andare subito dritte al punto.
Fondamentalmente devi dare solo due informazioni sul tuo personaggio:
- Sesso
- Età
Tutte le altre informazioni, i suoi gusti, la macchina che guida, dove abita, cosa pensa, il colore dei capelli e tutto il resto non vanno messi. Sono informazioni inutili. Anzi possono essere dannose, perché rischiano di rendere lento e macchinoso il film, il testo, e se lo scrittore è inesperto può combinare davvero dei disastri noiosissimi.
Eh sì vabbè, ma che discorsi stai facendo Fabio?! Non mi avevi detto che devo rendere interessante il personaggio, che devo renderlo ricco di sfumature, che devo farlo evolvere? Come faccio se mi lasci descrivere solo il sesso e l’età?
Ottima domanda! La risposta l’hai già avuta qualche modulo fa: l’integrazione!
Descrivi il tuo personaggio soltanto attraverso quello che dice e quello che fa.
I dettagli come il colore della pelle o dei capelli, l’altezza o il peso servono solo per la fase di ricerca dell’attore per i direttori casting. Tutto il resto va integrato.
Non scrivere sulla sceneggiatura che Tizio ha i capelli rossi se poi questo non serve a dare informazioni nuove sulla storia o su di lui.
Il personaggio in assoluto più famoso di tutta la drammaturgia è Amleto. Su di lui sono stati scritti non so quante centinaia di libri e trattati. Lo si studia a scuola, lo si studia all’università, lo si studia in Accademia. Parrebbe proprio che questo Amleto fosse una persona complicata, pieno di sfumature psicologiche che necessitano migliaia e migliaia di pagine da parte di grandi letterati per essere compreso.
Beh, sai come Shakespeare descrive Amleto? Usa solo tre parole: Principe di Danimarca.
E basta. Dico davvero, usa solo tre parole. Eppure non ti basterebbero due anni per leggere tutto quello che han scritto su di lui.
Vuoi sapere perché è stato possibile studiarlo così a fondo? Perché è integrato alla perfezione.
Tutto quello che gli esperti sanno su Amleto lo hanno dedotto da quello che dice e da quello che fa.
Nomi
Sia durante il master a Los Angeles sia mentre vivevo a Londra ho conosciuto un sacco di gente del posto, di cultura inglese dunque. Ho notato che molti di loro avevano nomi che potevano andare bene sia per una femmina che per un maschio, come ad esempio Andrea, Robin, Chris, Leslie, Pat. Sono casi che riguardano più che altro il mondo anglofono, in Italia sono pochi i nomi che van bene per i due sessi, però mi ha fatto riflettere.
Quando vedo un personaggio in un film capisco subito se è uomo o donna (se non succede è perché in quel punto della storia non è importante saperlo). Lo capisco perché…beh…lo vedo. Ma se invece leggessi quella scena sulla sceneggiatura?
Se leggessi
ANDREA Devo raccontarti una cosa, siedi e parliamo.
non potrei capire se chi parla è un lui o una lei (anche in Italiano Andrea è un nome valido per entrambi i sessi).
Evita i nomi ambigui. Non farai altro che infastidire attori, produttori e registi.
Evita se puoi anche i nomi simili, tipo Barry, Harry e Larry, oppure quelli che iniziano con le stesse lettere (Lisa, Linda). Sullo schermo non danno fastidio, ma leggendo la sceneggiatura ti assicuro che può diventare un incubo capire chi sta facendo/dicendo cosa.